Mai come nel sassarese le tavole imbandite si distinguono per varietà e ricchezza dei piatti.
Il nostro viaggio gastronomico comincia da Sassari.
Sassari fu fondata nel XII secolo dalle popolazioni della zona costiera fuggite alle incursioni barbariche. Per gli amanti delle lumache Sassari è un vero paradiso, tradizionalmente radicato il consumo tanto da esserne ritrovate tracce anche negli insediamenti protosardi. Da non perdere sono inoltre i piedini d’agnello cucinati con un sugo piccante utilizzato per l’agliata. Legata invece alla storia dei commerci con i Genovesi è la preparazione della fainè, la farinata.
Ed eccoci diretti a Stintino, con le zuppe di pesce, i crostacei, e i polpi con le patate. Magnifica località sulla costa, un respiro estivo di vacanza e relax. L’origine del paese risale al 1885, quando le famiglie dei pescatori che abitavano l’isola dell’Asinara furono sfrattate per far posto alla colonia penale e dovettero fondare un nuovo insediamento a Capo Falcone.
Proseguiamo il nostro viaggio verso la splendida costa per giungere all’isola nell’isola, la catalana Alghero. In questa meravigliosa località di mare in cucina regnano incontrastati i crostacei e fra tutti l’aragosta a cui è dedicata una ricetta: aragosta all’algherese. Il crostaceo viene bollito e tagliato a tocchetti e insaporito con arance, limoni, pomodori, olio, sale, pepe, alloro, prezzemolo e origano. Non può mancare sicuramente una visita alle cantine Sella e Mosca, storicamente impegnata nella valorizzazione di uve locali. Sicuramente un tuffo nella storia la tappa che porta alla necropoli di Anghelu Ruiu, ai margini della proprietà.
Bastano però pochi chilometri verso l’interno e tutto cambia. Immense distese dedite all’allevamento, terre lavorate, colline arse e battute dal vento, questi sono i paesaggi che ci accompagnano verso Banari.
Patria di una varietà locale di cipolla, coltivata da più generazioni, il paese è situato al centro del Logudoro, su un altopiano del monte Sa silva, di notevole interesse naturalistico. Il suo territorio si alterna fra valli attraversate da corsi d’acqua e alture di trachite rosa. Le domus de janas conosciute col nome di “Sos sette coroneddos” testimoniano la presenza di insediamenti umani sin dal neolitico. Nella tavola trionfano l’agnello, la capra, la pecora, il maiale. Gli animali allevati allo stato brado, si nutrono di ghiande, mirto, corbezzolo e di tutte quelle erbe aromatiche che rendono il sapore di queste carni unico. Delle carni tutto viene recuperato e cucinato: tra i piatti più ghiotti occorre ricordare sa cordula, il rotolo di interiora legate con gli intestini e cotte in vari modi, arrosto, in umido; lo zimino di carne, frattaglie di vitella arrosto cotte alla griglia; su tattaliu, frattaglie di agnello.